Lo Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale mostra la situazione patrimoniale dell’impresa raggruppate in aree gestionali.
In particolare distinguendo l’area operativa da quella finanziaria
LA CONTABILITA’ AZIENDALE
Se non sai di cosa stiamo parlando ci conviene procedere con ordine.
La contabilità aziendale, al termine di tutte le scritture, si compone principalmente di tre documenti contabili:
- Stato Patrimoniale
- Conto Economico
- Nota integrativa.
In realtà ne esiste un quarto, anch’esso molto importante per comprendere l’andamento di un’azienda : il Rendiconto Finanziario.
Ed è proprio da questo importante documento aziendale che prende vita tutta la materia della Finanza Aziendale.
Per redigere questo documento sono tuttavia fondamentali le informazioni contenute nei tre documenti sopra citati.
Partiremo dunque dallo Stato Patrimoniale, per arrivare poi a concepire lo Stato Patrimoniale Riclassificato secondo il criterio della gestione caratteristica.
STATO PATRIMONIALE : art 2425 c.c.
Lo Stato Patrimoniale è disciplinato nel nostro ordinamento giuridico dall’articolo 2424 del codice civile.
Tale articolo ne stabilisce la forma che deve assumere, le voci che deve contenere e le aziende che sono tenute alla sua redazione in sede di bilancio.
Senza dilungarci troppo in aspetti giuridici troppo complessi, diciamo semplicemente che tutte le società sono obbligate a detenere un bilancio d’esercizio, siano esse di persone o di capitali.
Tuttavia solamente le Società di Capitali sono obbligate ad esporlo nella forma prescritta dal Codice Civile.
Quindi in maniera un po’ brutale possiamo dire che questo schema vale per le grandi società.
La cosa che subito notiamo quando ci troviamo di fronte ad uno stato patrimoniale è che si presenta come una tabella in cui sono presenti due grandi colonne.
A sinistra abbiamo la colonna dell’ATTIVO, mentre a destra abbiamo quella del PASSIVO.
ATTIVO (IMPIEGHI)
La colonna dell’attivo sembra rispondere ad una sola domanda:
“Che cosa possiede l’azienda?”
La risposta è contenuta in quattro macro voci:
A) Crediti v/ soci per versamenti ancora dovuti
B) Immobilizzazioni
C) Attivo Circolante
D) Ratei e risconti
Qui sotto riportiamo lo schema gigante dello stato patrimoniale:

A) CREDITI V/SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI
Quando viene costituita un’azienda i soci, ovvero i proprietari dell’azienda, possono apportare il loro contributo in vari modi.
Il primo e più immediato potrebbe essere l’apporto di denaro liquido che essi tolgono dalle loro tasche (o dalla loro banca) per darli alla neo azienda.
Essi hanno però anche la possibilità di dare all’azienda beni fisici, come terreni, fabbricati, automezzi ecc.
Possono anche apportare dei crediti che hanno verso altri soggetti o imprese, oppure anche azioni o obbligazioni in loro possesso.
Da qui nasce l’impegno di questi soci di far confluire questo denaro o questi beni a favore dell’azienda.
Da qui nascono i crediti verso soci.
Questi crediti vengono esauriti solamente nel momento in cui i soci hanno fatto fede ai loro impegni.
Nella voce A troveremo dunque scritto il valore dei crediti ancora dovuti da parte dei soci.
B) IMMOBILIZZAZIONI
In questa voce troviamo quella vasta gamma di beni durevoli la cui durata è lunga.
Questa voce si distingue in tre categorie denominate con i primi tre numeri romani.
Parliamo delle immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie.
I) Immobilizzazioni immateriali
Le immobilizzazioni immateriali sono costituite da quei beni di natura intangibile che possono rappresentare conoscenze importanti dell’azienda o che ne identificano l’identità.
Pensiamo ad esempio ai brevetti che rappresentano la conoscenza tecnica posseduta da un’azienda.
Se un’azienda produce delle macchine che hanno un particolare motore elettrico che le distingue da tutte le sue concorrenti, il brevetto rappresenta un forma di tutela che la può rendere leader per parecchi anni.
Oppure pensiamo al logo, che rappresenta l’identità stessa della società.
In aziende come la Nike o la Coca Cola il logo può arrivare a costituire una grossa porzione del valore di tutta la società.
II) Immobilizzazioni materiali
Le immobilizzazioni materiali sono quei beni tangibili con carattere durevole che l’azienda utilizza nei processi produttivi.
Ci riferiamo in particolare a terreni, fabbricati, automezzi, attrezzature, impianti industriali.
Tutti questi sono appunto distinti dal fatto di poter essere utilizzate per un periodo lungo.
Questi beni possono durare cinque, dieci o anche vent’anni, in contrapposizioni alle merci, prodotti semi lavorati o materie prima la cui massima durata può essere uno o due anni.
III) Immobilizzazioni finanziarie
Le immobilizzazioni finanziarie sono costituite principalmente da azioni o obbligazioni detenuti da una società.
Questi sono distinti principalmente in riferimento al fatto che queste possano riferirsi al gruppo a cui la società appartiene o meno.
C) ATTIVO CIRCOLANTE
La terza grande voce presente nell’attivo dello Stato Patrimoniale è l’attivo circolante.
L’attivo circolante include tutte quelle voci che si contrappongono alle immobilizzazioni in quanto richiamo un orizzonte temporale di breve periodo.
Distinguiamo principalmente quattro voci che sono rimanenze, crediti, attività finanziarie e disponibilità liquide.
I) Rimanenze
Le rimanenze sono principalmente quello che troviamo nel magazzino di un’azienda.
Queste sono distinte sulla base dello stato all’interno del processo produttivo.
Partendo dalle più semplici a quelle più complesse troviamo materie prime, semi lavorati e merci e prodotti finiti.
II) Crediti
I crediti rappresentano un qualcosa che l’azienda deve ricevere nei confronti di una terza parte.
Questa voce raccoglie principalmente crediti di natura commerciale che vengo distinti sulla base di chi è la terza parte in questione.
Distinguiamo tra crediti verso clienti, imprese controllate o collegati, verso lo stato (crediti tributari) o verso altri soggetti.
III) Attività finanziarie
Queste attività sono costituite da titoli finanziari (azioni o obbligazioni) che per via della loro vita più breve non rientrano nelle immobilizzazioni finanziarie.
Disponibilità liquide
Costituiscono la forma più liquida che un’azienda può avere, il denaro.
Tale denaro può essere detenuto in depositi bancari o postali, sotto forma di assegni, o nella forma più liquida possibile, il denaro in cassa.
IV) Disponibilità liquide
Costituiscono la forma più liquida che un’azienda può avere, il denaro.
Tale denaro può essere detenuto in depositi bancari o postali, sotto forma di assegni, o nella forma più liquida possibile, il denaro in cassa.
D) RATEI E RISCONTI
La quarta e ultima voce dell’attivo sono i ratei e i risconti.
I ratei attivi costituiscono quella parte di crediti di competenza di esercizio che la società deve ancora ricevere a fronte di contratti stipulati nel corso dell’anno.
I risconti attivi misurano invece una quota di costi relativa ad esercizi futuri che l’azienda ha già sostenuto mediante un esborso monetario nell’esercizio in corso.
Ora se avete dubbi su questi concetti vi consiglio di rispolverare esercizi che riguardano la ragioneria.

PASSIVO
In contrapposizione all’attivo che risponde alla domanda “cosa possiede l’azienda”, troviamo il PASSIVO.
Le voci del passivo sembra rispondano tutte alla stessa domanda “chi finanzia l’azienda?”
L’azienda infatti può essere finanziata oltre che dai soci anche da terze parti.
Pensiamo infatti ai fornitori, alle banche e perfino allo stato e ai dipendenti.
Sulla base di chi finanzia l’azienda troviamo appunto la classificazione del passivo dello stato patrimoniale.
Il passivo è classificato in cinque grandi voci:
A) Patrimonio netto
B) Fondi per rischi e oneri
C) Trattamento di fine rapporto
D) Debiti
E) Ratei e risconti
A) PATRIMONIO NETTO
Il Patrimonio netto rappresenta la parte finanziata dai proprietari dell’azienda, i soci.
Le principali voci sono il capitale sociale, le riserve e l’utile d’esercizio.
Il capitale sociale rappresenta più nello specifico quello che i soci hanno apportato dal punto di vista contabile nel patrimonio nell’azienda.
È la contro voce di quello che nell’attivo appartiene ai soci.
Le riserve rappresentano quella parte reddito che l’azienda mette da parte per varie motivazioni.
Se questa parte è obbligatoria per legge parliamo di riserva legale.
Nel caso in cui è prescritta dallo statuto parleremo di riserva statutaria.
Se la motivazione risiede in operazioni di aumento di capitale sociale ad un prezzo più alto rispetto a quello nominale parleremo di riserva sovrapprezzo azioni e così via.
L’utile di esercizio è forse la parte più importante di ricchezza immessa nell’azienda, quando guardiamo al ruolo economico dell’azienda.
Uno degli scopi principali dell’azienda, forse l’unico per alcuni è quello di creare valore.
La creazione di questo valore si manifesta nel conto economico.
Alla fine di ogni esercizio si spera che il conto economico restituisca un risultato di esercizio positivo, chiamato utile appunto.
Questo utile alla chiusura dei conti viene immesso nella stato patrimoniale nel patrimonio netto.
Di li poi si stabilirà quale parte di utile destinare a riserva e quale parte distribuire ai soci sotto forma di dividendo.
B) FONDI RISCHI E ONERI
Rappresenta quella parte di passività che viene accantonata dall’azienda per far fronte ad eventi futuri e incerti.
Questi eventi si riferiscono a diversi eventi come la possibilità che qualche debitore dell’azienda non paghi.
Oppure ad una parte di ricchezza messa da parte per far fronte ad imposte future di incerto ammontare.
C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
Una parte dello stipendio che spetta al lavoratore non gli è direttamente dato, ma può essere trattenuto all’interno dell’azienda.
Tale somma sarà restituita al lavoratore nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro.
Per l’impresa il trattamento di fine rapporto rappresenta un debito nei confronti dei dipendenti.
In questo senso possiamo dire che i lavoratori dell’azienda sono finanziatori della stessa.
Con le norme della previdenza complementare il TFR può essere destinato dal lavoratore a fondo che si occupano di pensione integrativa.
D) DEBITI.
Costituiscono la voce del passivo più ampia e di solito quella che occupa la quota maggiore, insieme al patrimonio netto.
I debiti rappresentano un qualcosa che l’azienda deve dare a terze parti.
Queste terze parti potrebbero essere banche, fornitori, sto o altre imprese appartenenti al suo gruppo.
I debiti verso le banche, o più in generale verso gli obbligazionisti, hanno natura finanziaria e si manifestano nel momento in cui il denaro viene prestato.
Tali prestiti richiedono in generale di essere restituiti secondo tempi e modalità ben definiti.
I debiti verso fornitori o altre imprese hanno natura operativa e si creano quando l’impresa sta acquistando beni, merci, macchinari, ecc. ma ne rinvia al futuro una parte del pagamento.
Quando il creditore è lo Stato la questione ruota attorno al pagamento di imposte dovute, oppure a debiti che riguardano la previdenza sociale.
Anche questa ultima categoria può essere considerata come debito operativo.
E) RATEI E RISCONTI
Sono la stessa voce presente nell’attivo, ma con posizione invertita.
I ratei passivi si manifestano quando l’impresa deve ancora pagare dei costi di esercizio.
I risconti passivi li troviamo quando l’impresa ha già ricevuto una cifra superiore ai ricavi di esercizio e descrivono un debito pari alla quota dell’esercizio futuro.
VERSO LO STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO
Una volta che abbiamo compreso la struttura generale e le voci presenti nello Stato Patrimoniale vediamo ora di arrivare al concetto di stato patrimoniale riclassificato.
Per farlo è necessario passare attraverso il concetto di azienda.
L’AZIENDA
L’azienda è un insieme di beni e servizi, organizzati dall’imprenditore al fine di produrre dei beni/ servizi finali che saranno utilizzati dai clienti dell’azienda (consumatore finale).
In questo senso possiamo identificare due aree in relazione al fatto che le attività ( o le passività) siano strettamente collegate con il processo produttivo.
Quando i beni aziendali (lo stesse discorso vale anche per le fonti) sono direttamente coinvolti nel processo produttivo parliamo di area operativa.
In contrapposizione all’area operativa troviamo l’area finanziaria e accessoria.

AREA OPERATIVA
Nell’area operativa troviamo tutte le attività e le passività che sono strettamente coinvolte nel processo produttivo.
Pensiamo ad esempio ad attività come macchinari, fabbricati, merci e magazzino oppure a passività come debiti commerciali.
Possiamo distinguere l’area operative a seconda della durata del ciclo produttivo.
Quando il ciclo è di medio-lungo termine parliamo di AREA OPERATIVA FISSA ( o DUREVOLE).
In tale area troviamo nelle attività tutte le immobilizzazioni materiali e immateriali coinvolte nella produzione dei beni oggetto di scambio.
Tra le attività operative durevoli troviamo ad esempio terreni, fabbricati automezzi, brevetti, loghi.
Tra le passività troviamo i debiti commerciali che si creano in riferimento all’acquisto di questi beni, ovvero i debiti commerciali a medio-lungo termine.
Quando invece il ciclo produttivo è di breve termine, ovvero è legato in senso stretto al processo di acquisto-produzione-vendita allora parliamo di AREA OPERATIVA CORRENTE.
Tra le attività troviamo i crediti, il magazzino (rimanenze), i crediti commerciali e gli altri crediti.
Attenzione che in questa zona non vanno i crediti con natura finanziaria.
Tra le passività vi sono debiti commerciali (di breve), debiti tributari e versi istituti previdenziali.
Circa la presenza del fondo TFR in questa area il dibattito è acceso, ma secondo il mio modesto punto di vista ce li possiamo mettere.
Dopo tutto il lavoro è un elemento che rientra nel processo di produzione, e certamente non può essere considerato un macchinario.
AREA FINANZIARIA E ACCESSORIA
Tutto ciò che non rientra strettamente nel ciclo produttivo viene considerato parte dell’area finanziaria accessoria.
Per AREA FINANZIARIA intendiamo legato all’aspetto puramente monetario.
Ci riferiamo in maniera più specifica ai finanziamenti, ai rimborsi, alla detenzione di titoli, al pagamento o la ricezione di interessi.
Nelle attività finanziarie troviamo le immobilizzazioni finanziarie, le attività finanziarie e le disponibilità liquide.
Nelle passività finanziarie troviamo mutui, obbligazioni, prestiti verso banche.
Con il termine ACCESSORIO identifichiamo le altre attività che hanno un carattere diverso da quello produttivo e finanziario.
Un esempio tipico è costituto dalle immobilizzazioni a carattere abitativo, come gli immobili posseduti dall’azienda che sono dati in affitto a terze parti.
Qui sotto è presentato uno schema semplificativo.

STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO
A questo punto possiamo costruire il nostro Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio gestionale.
Lo vediamo sempre con due colonne, quella dell’attivo e quella del passivo.
Entrambe le colonne vengono suddivise da due grandi righe, quella dell’area operativa (o tipica) e quella dell’area finanziaria e accessoria.
L’area operativa la suddividiamo in due parti quella durevole (fissa o di medio-lungo termine), e quella di breve termine ( corrente o circolante).
Sul lato del passivo segnaliamo che il Patrimonio Netto rappresenta un’area a se stante.

STATO PATRINOMIALE SINTETICO
È possibile fare un ulteriore step per arrivare ad una forma più sintetica di Stato Patrimoniale riclassificato.
Se sottraiamo dall’attivo operativo fisso il passivo operativo fisso troviamo l’attivo fisso netto (AFN).
Sottraendo dall’attivo operativo circolante il passivo operativo circolante troviamo il capitale circolante netto operativo (CCNO).
Facendo in questo modo abbiamo spostato tuta l’area operativa sul lato sinistro.
Ora non ci resta che spostare l’area finanziaria sulla parte destra sottraendo dal passivo finanziario l’attivo finanziario (e accessorio).
Possiamo chiamare questa differenza posizione finanziaria netta (PFN).
Il patrimonio netto (PN) rimane sempre una cosa a sé.

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