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Il tasso di rendimento e di rischio di un titolo sono i parametri maggiormente considerati in finanza al fine dell’investimento.

INVESTIRE IN UN TITOLO

Un modo intelligente per gestire i propri risparmi è quello di investirli in un titolo o attività.

Essi infatti permettono di generare un reddito alternativo a quello del lavoro.

I principali titoli in cui possiamo investire sono le azioni e le obbligazioni e i principali parametri su cui possiamo basarci sono il rendimento e il rischio.

COME FACCIAMO A SCEGLIERE I TITOLI IN CUI INVESTIRE??

Una domanda sorge a questo punto obbligatoria.

Come facciamo a scegliere i titoli in cui investire?

Per trovare una soluzione a questo quesito sono possibili due approcci.

Il primo è quello di non scegliere.

Se il tempo o le conoscenze non ce lo permettono affidiamo i nostri risparmi a qualcuno che può investire al nostro posto.

Generalmente si tratta di banche o istituti finanziari come le assicurazioni che si occupano della gestione dei risparmi.

Potrebbe anche essere il nostro fidato amico broker.

In questo caso saranno loro a decidere, sulla base delle informazioni che forniamo a lorola strategia migliore di investimento.

Generalmente questi istituti decidono di investire in fondi di investimento monetari, obbligazionari o azionari.

Nella maggior parte dei casi la gestione di questi fondi non è gestita direttamente dalle banche, ma da società specializzate di gestione fondi.

Tali società infatti si occupano di costruire ad hoc dei fondi di natura differente, basandosi sulle aspettative di rischio e rendimento degli investitori.

SCEGLIERE DIRETTAMENTE I TITOLI

Il secondo approccio è più diretto e consiste personalmente nella scelta di quali fondi, se non addirittura su quali singoli titoli andare a investire.

Questo caso la scelta avviene sulla base delle proprie dirette conoscenze e le proprie aspettative di rischio e rendimento.

Ovviamente si potrebbe anche prendere spunto da persone molto vicine a noi che sono ben preparate in questo campo.

Scegliere i titoli con l’opzione “fai da te” è una questione dunque un po’ più tecnica, che presuppone delle conoscenze almeno basilari sul mondo della finanza.

Di certo se ben impostata potrebbe portare ad aspettative di guadagno che vanno al di là dell’ordinario.

AZIONI E OBBLIGAZIONI

La principale distinzione tra i titoli è certamente quella tra azioni e obbligazioni.

Investire in azioni significa acquistare diritti di proprietà su quella tal azienda in cui andiamo ad investire.

In questo caso l’orizzonte temporale è potenzialmente illimitato e ci si trova ad affrontare gli stessi rischi sia operativi che finanziari dell’impresa in cui si investe.

Il guadagno o la perdita in termine di capitale si rileva con il cambiamento del prezzo delle azioni che acquistiamo.

Mentre le variazioni in termini di reddito si rilevano dall’andamento dei dividendi, che a loro volta riflettono l’andamento del risultato di esercizio e delle politiche di investimento della società.

Quando acquistiamo delle obbligazioni (con cedola oppure senza cedola) stiamo semplicemente prestando del denaro.

Il diritto che vantiamo nei confronti dell’azienda è quello di riavere alla scadenza dell’operazione il valore del capitale che abbiamo prestato maggiorato degli interessi.

Tali interessi si manifestano spesso nelle cedole, ma in alcune obbligazioni (senza cedola) sono rimborsati totalmente a scadenza.

Per quanto riguarda la scadenza esistono obbligazioni con orizzonte temporale breve, medio e lungo. 

Generalmente sono considerate di breve termine i titoli fino a tre anni, di medio fino a 7 o 10 anni e di lungo periodo quelle oltre il decennio.

RISCHIO E RENDIMENTO

Le azioni e le obbligazioni hanno lo stesso rendimento e lo stesso rischio?

I dati storici ci mostrano che generalmente nel lungo periodo le azioni sono più redditizie delle obbligazioni.

È bene comunque sottolineare l’espressione generalmente perché le singole azionipotrebbero rilevare dei comportamenti assai imprevedibili nel corso del loro cammino.

Quando parliamo di rendimento delle azioni i dati sono molto spesso ricavati da indici di mercato che incorporano i principali titoli di un paese.

Ad esempio in Italia possiamo trovare il MIB 30, con le maggiori 30 società capitalizzate.

In Inghilterra troviamo il FTSE 100, in Francia il CAC 40, in Germania il DAX 40, negli Stati Uniti il Dow Jones, e così via.

È chiaro dunque che i singoli titoli all’interno possono avere comportamenti molto differenti tra di loro.

OBBLIGAZIONI E RATING

Anche all’interno delle obbligazioni la situazione non è sempre così lineare.

Vi sono delle obbligazioni più o meno rischiose.

In generale le obbligazioni con maggior rischio sono quelle che hanno un tasso di rendimento maggiore.

AGENZIE DI RATING E GRADO DI GIUDIZIO

Per valutare il rischio (e rendimento) delle obbligazioni esistono delle agenzie di rating il cui compito è proprio quello di attribuire dei punteggi alle obbligazioni sulla base della loro affidabilità.

Le principali agenzie di rating riconosciute internazionalmente sono Moody’sStandard and Poor’s e Fitch rating.

Queste agenzie emettono delle valutazioni anche sui titoli emessi dai governi mondiali.

Le principali classi di giudizio sono indicate con le prime tre lettere dell’alfabeto Romano AB e C.

Con la lettera A si indica un giudizio medio o buono.

La lettera B si usa per il medio o basso.

Quando viene utilizzata la lettera C la situazione diventa assai difficile.

Il giudizio di affidabilità più alto è targato AAA, mentre il più basso CCC.

Per poter emettere tali giudizi le agenzie di rating si basano sui dati contabili e storici dei governi e delle aziende che emettono obbligazioni.

Ovviamente dovranno guardare questioni come:

Come verrà utilizzato il capitale raccolto?

L’azienda o lo stato ha mantenuto tipicamente gli impegni assunti in passato?

Il progetto che sta per essere finanziato è credibile?

Le persone che stanno gestendo il progetto possono avere le competenze per portare avanti questo progetto?

La situazione del mercato è favorevole per intraprendere questo progetto?

Sono questioni che possono riguardare dunque dati passati, presenti, situazioni di gruppo o individuali e di sistema.

Una particolare attenzione è rivolta ovviamente all’aspetto del debito.

AZIENDE E NAZIONI

In particolare si guarda il rapporto tra il debito e il reddito che l’impresa o l’intero paese è in grado di generare.

Per fare esempi di Stati o società con i rating più alti possiamo pensare alle obbligazioni tedesche e quelle emesse dalla società Apple.

Bund tedeschi sono ritenuti i titoli più affidabili di tutta l’Eurozona.

Ciò in virtù del fatto che la situazione economica e politica della Germania è sicuramente la più stabile dell’Europa dal dopo guerra ad oggi.

Per quanto riguarda la Apple invece la conosciamo tutti.

È stata in grado di creare un insieme di prodotti dalle caratteristiche quasi perfette.

Grande affidabilità nella scelta dei materiali, nell’assistenza e nella qualità dei prodotti.

In questo scenario l’Italia, così come le obbligazioni dell’azienda FIAT, si colloca nel 2021 in una situazione intermedia con un rating del tipo BBB.

Quello che preoccupa maggiormente i mercato è il rapporto debito/PIL che è al di sopra oggi del 150% e la situazione politica non sempre stabile, oltre che la non eccessiva produttiva dell’apparato burocratico.

Ci sono certamente delle realtà ritenute comunque peggiori.

Ad esempio le obbligazioni emesse dal governo dell’Angola in Africa sono ritenute tra le più inaffidabili con un giudizio pari a CCC, in pratica il peggiore.

In molti Stati africani le condizioni politiche ed economiche sono assai instabili e colpi di stato e guerre civili sono all’odine del giorno.

Questo ovviamente crea delle difficoltà nell’accordare fiducia ai progetti, facendo abbassare il rating e alzando il costo per lo stato e le imprese.

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DISTRIBUZIONE DEL RATING

La distribuzione del rating delle aziende tende a seguire l’andamento di una gaussiana.

Un’indagine del 2019 su un campione di 187.000 piccole e medie imprese (PMI) con un fatturato compreso tra i 2 e i 50 milioni di euro rileva che la maggior parte delle imprese si attesta con un rating compreso tra B e BBB.

Dunque poche sembrano essere aziende molto virtuose così come poche sono le aziende molto rischiose.

COME MISURARE IL RISCHIO DI UN TITOLO QUOTATO?

Per poter valutare efficacemente l’affidabilità di un titolo dobbiamo guardare ai dati che riguardano ovviamente l’affidabilità dell’azienda.

Per ricavare questi dati possiamo anzitutto consultare i dati contabili della stessa.

Le informazioni contenute nella contabilità offrono infatti preziose informazioni per capire lo stato di salute a livello patrimoniale, economico e finanziario.

I tre prospetti principali in questo senso sono lo stato patrimoniale, il conto economico e il rendiconto finanziario.

Consultare lo Stato patrimoniale ci fa ottenere lo stato delle attività e delle passività.

Da qui possiamo guardare ad esempio il grado di solidità delle attività, il quoziente di indebitamento e la copertura delle immobilizzazioni.

Il conto economico ci da informazioni sulla situazione economica.

I ricavi superano i costi?

Quanto pesano gli oneri finanziari sul debito rispetto al reddito operativo?

Incrociando i dati del conto economico con quello dello stato patrimoniale possiamo ottenere indicatori fondamentali come il ROE, il ROA e il ROD.

Il primo è certamente il più importante per un’azionista in quanto esprime il rapporto tra il reddito d’esercizio e il patrimonio netto.

Il ROD da indicazioni di quanto pesano gli oneri finanziari rispetto al debito

L’analisi sul rendiconto finanziario ci da informazione sulla gestione della liquidità.

Ci dice ad esempio tutte le entrate (fonti) e le uscite (impieghi) che ci sono state in un determinato anno.

Inoltre ci  quante sono le fonti derivanti dalla gestione tipica delle impresa e quanti impieghi sono stati destinati agli investimenti.

Un aspetto essenziale è quello legato ai debiti contratti e quelli estinti

È importante anche sapere quanto pesano sugli impieghi le remunerazioni finanziarie come i dividendi che vanno agli azionisti e gli oneri finanziari destinati agli obbligazionisti.

ANALISI PAESE

Un altro fattore importante per valutare un impresa è capire il contesto nazionale in cui essa opera.

La stabilità politica ed economica sono in questo senso i due elementi cardine.

Circa la stabilità politica è importante valutare il tipo di governo democratico o monocratico.

Nella democrazia abbiamo tendenzialmente le migliori possibilità di uno sviluppi economico pacifico.

Dico tendenzialmente perché non è sempre così.

Sarebbe buona cosa ad esempio valutare la quantità di partiti seguiti e i loro seguiti, oltre che il numero di anni medio di un governo.

La situazione più critica si può verificare in quei paesi dove vige una dittatura di tipo militare poiché in questi contesti potrebbero esservi rapidi cambiamenti dovuti a coli di stato.

Ciò rende il clima politico molto instabile e frena può frenare lo sviluppo economico.

Per quanto riguarda la stabilità economica può essere importante valutare l’andamento storico del prodotto interno lordo del paese in cui opera l’azienda.

Magari sarebbe meglio accompagnare un’analisi sull’andamento dei macro-settori che compongono l’economia per comprendere il trend di fondo.

Un altro aspetto importante è l’andamento del debito pubblico e del suo rapporto con il PIL.

Ovviamente anche dare un’occhiata al rating delle obbligazioni del paese può essere una strategia intelligente.

Dal momento che questi rating vengono attribuiti proprio in base a questi fattori.

ANALISI PRODOTTO

L’azienda produce beni e servizi e l’analisi di questi risulta cruciale.

Bisognerebbe anzitutto analizzare la qualità del prodotto (prodotti) o servizio fornito dall’azienda e la sua richiesta di mercato.

Per valutare la qualità di un prodotto bisogna capire in quale segmentazione di mercatoopera l’impresa e confrontare le caratteristiche tecniche del prodotto con quella di altri simili presenti nel mercato.

Anche confrontare il prezzo del prodotto sulla base della qualità riscontrata è una buona strategia.

Analizzare la domanda aiuta poi a capire quanti sono i consumatori e le loro caratteristiche.

In questo modo si potrà comprendere se ci si trova di fronte ad una domanda rigida o elastica.

ANALISI DEL SETTORE

Ovviamente è importante valutare il settore in cui l’azienda.

In quale ciclo di vita del settore ci troviamo?

Introduzione, sviluppo, maturità o declino.

Le fasi certamente migliori in cui si può capitare sono lo sviluppo e la maturità.

Nella fase di sviluppo la crescita è elevata e se l’impresa ha sviluppato dei vantaggi competitivi rispetto ai suoi concorrenti può creare le premesse per diventare leader del settore con tutti i benefici connessi.

Nella fase di maturità anche se la crescita è più lente le esigenze dei consumatori sono ben definite e quindi per l’azienda basta seguire dei protocolli consolidati e già noti.

In questa situazione prevale la stabilità e vi sono condizioni favorevoli per una concorrenza perfetta.

Un altro aspetto importante è la forma di mercato assunta dal settore in cui l’azienda opera.

È più simile ad una situazione di concorrenza perfetta, concorrenza monopolistica, oligopolio oppure monopolio.

Ovviamente per l’azienda prediligerà una situazione tendente al monopolio dal momento in cui potrà rendere maggiori i suoi profitti.

PREZZO DEI TITOLI

Tutti questi aspetti appena citati vanno a ripercuotersi sul prezzo del titolo quotato.

Il prezzo di un titolo riflette le aspettative sugli utili della società che a loro volta sono connessi a fattori interni come prodotto e azienda e fattori esterni come quelli politici, economici e di settore.

Qualsiasi cosa faccia cambiare una di queste variabili si rifletterà inevitabilmente sul prezzo dei titoli e di conseguenza sul tasso di rendimenti di questi.

CALCOLO DEL PREZZO DEI TITOLI

Ricordiamo infatti che il prezzo dei titoli è un riflesso delle aspettative future di reddito per l’azionista, che consiste nel dividendo.

Il dividendo è quella parte del reddito d’esercizio che viene appunto distribuito al termine dell’esercizio.

Il prezzo di un’azione è finanziariamente l’attualizzazione dei dividendi attesi futuri al tasso atteso di remunerazione per gli azionisti.

Quest’ultimo potrebbe essere identificato in maniera un po’ brutale con il ROE.

FORMULA DI GORDON PER IL PREZZO DELLE AZIONI

Il professore ed economista Myron Gordon ebbe il merito di concepire una formula essenziale ma importantissima per il calcolo del prezzo delle azioni.

Se concepiamo l’azienda come un essere eterno in grado di generare in perpetuo reddito e ipotizziamo che nel corso del tempo questo reddito cresca ad un tasso costante g.

Allora il prezzo delle azioni sarà così calcolato:

Dove Div rappresenta il dividendo atteso per il prossimo anno, r il tasso atteso per gli azionisti e g il tasso di crescita costante futuro.

VUOI APPROFONDIRE IL TEMA DEL PREZZO DELLE AZIONI.

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Per maggiori info scrivi un commento sotto l’articolo.

ASPETTATIVE DI CRESCITA

Risulta però chiaro che le aspettative si possono modificare molto spesso durante un fattore.

Tutti i fattori che in qualche modo modificano il contesto in cui si trova ad operare l’impresa vanno a modificare in qualche modo l’aspettativa circa i redditi prodotti dalla stessa.

E questo va a modificare le aspettative sulla crescita futura che a sua volta si traduce in un cambiamento nel prezzo dei titoli.

Sicuramente molti di voi avranno già visto almeno una volta in vita un grafico azionario.

CALCOLARE IL TASSO DI RENDIMENTO E RISCHIO DI UN TITOLO CON L’ANALISI EX POST

ANALISI PREZZI STORICI

Un modo intelligente dunque per valutare il tasso di rendimento o di  rischio di un titolo è analizzare l’andamento storico dei prezzi del titolo.

Tale tipo di analisi prende il nome di analisi ex post.

Come esempio ho riportato un’analisi tratta dal sito investing.com sull’indice tecnologico americano NASDAQ 100, in cui troviamo le prime 100 aziende tecnologiche americane in termini di capitalizzazione.

I dati mensili raccolti dal sito https://it.investing.com/indices/nq-100-historical-data sono riferiti al periodo di 22 mesi che va dal novembre del 2019 al settembre del 2021.

Una volta fatto il copia e incolla dei dati e riportato su Excel, ho lasciato solamente le colonne dei mesi e quella dei prezzi.

Accanto potete vedere il grafico riferito ai dati. 

L’andamento è tendenzialmente positivo e l’indice passa dagli 8.403 euro del novembre del 2019 ai 14.190 euro del settembre 2021.

TASSI DI RENDIMENTO

Per calcolare il tassi di rischio e di rendimento del titolo partiamo con il calcolare il tassi di rendimento mensili.

Per calcolare il tasso (mensile) di rendimento per ogni periodo dobbiamo fare il rapporto tra la differenza di prezzo rispetto al periodo precedente e il prezzo del periodo precedente.

Se indichiamo con Pt il prezzo del periodo considerato e con Pt-1 il prezzo del periodo precedente avremo che:

Con Rt che rappresenta il rendimento al tempo t del titolo.

In particolare se vogliamo calcolare il rendimento di dicembre 2019 (vedi tabella sotto) del NASDAQ, supponendo che il prezzo sia rilevato a fine mese avremo:

Inserendo i prezzi otteniamo un tasso di rendimento del 3,92%

Se procediamo in modo analogo possiamo calcolare tutti gli altri tassi di rendimento.

Con Excel la procedura è più semplice in quanto una volta messa la prima formula basta fare il copia e incolla.

Vi faccio notare che su novembre 2019 non potremo calcolare nessun tasso di rendimento poiché non abbiamo a disposizione il prezzo del titolo del mese precedente.

Quindi il numero dei tassi di rendimento che possiamo calcolare è 21.

Se procediamo in modo analogo possiamo calcolare tutti gli altri tassi di rendimento.

Con Excel la procedura è più semplice in quanto una volta messa la prima formula basta fare il copia e incolla.

Vi faccio notare che su novembre 2019 non potremo calcolare nessun tasso di rendimento poiché non abbiamo a disposizione il prezzo del titolo del mese precedente.

Quindi il numero dei tassi di rendimento che possiamo calcolare è 21.

RENDIMENTO MEDIO DI UN TITOLO

I parametri che ora vogliamo calcolare sono il rischio e il rendimento di questo titolo.

Il tasso di rendimento che maggiormente ci interessa è certamente il tasso medio.

Per ottenerlo  sommiamo i tassi di rendimento calcolati e dividiamo per n ovvero 21

Otteniamo un tasso medio di crescita mensile del 2,74%

MEDIA DEI RENDIMENTI CON EXCEL

Per calcolare la media dei rendimenti con Excel insieriamo la funzione:

VARIANZA DEI RENDIMENTI (CAMPIONARIA)

Per misurare il rischio di un titolo partiamo dalla varianza campionaria.

Per ottenerla usando la formula ridotta faremo la somma dei quadrati dei rendimenti divisa per n-1 a cui sottraiamo il quadrato della media dei rendimenti corretto per n diviso n-1:

Inserendo i dati otteniamo:

VARIANZA DEI RENDIMENTI (CAMPIONARIA) CON EXCEL

Per calcolare la varianza campionaria usando Excel usiamo la funzione:

DEVIAZIONE STANDARD DEI RENDIMENTI O RISCHIO DI UN TITOLO

A questo punto non ci resta che calcola il rischio percentuale mensile del titolo.

Per ottenerlo basta fare la radice quadrata della varianza dei rendimenti:

Con i dati a nostra disposizione scriviamo:

Mensilmente ci esponiamo ad un rischio del 6,03%.

HAI QUALCHE DOMANDA CHE RIGUARDA IL RISCHIO E IL RENDIMENTO DI UN TITOLO?

Se questo argomento ti ha ispirato qualsiasi dubbioquestione o curiosità che riguarda il rischio e il rendimento di un titolo scrivi un commento qui sotto.

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Per qualsiasi informazione sui corsi scrivimi pure un commento qui sotto. 

Sarò lieto di aiutarti a scegliere il percorso più adatto alla tua situazione 😉

9 Comments

  • Alessandro ha detto:

    AndreailMatematico è senza ombra di dubbio il migliore a spiegare questi concetti nel suo campo. Tutto è spiegato in maniera eccellente e dettagliata, per gli studenti universitari come me è davvero il massimo.

    • Andrea ha detto:

      Ciao Alessandro.
      Grazie del complimento;)
      è sempre piacevole veder che questi corsi possano servire al miglioramento di un percorso personale.

  • Alex ha detto:

    Ciao Andrea ottima disamina, complimenti.

    Il rendimento medio del titolo può essere calcolato come hai fatto tu oppure come delta % tra valore a inizio periodo e valore a fine periodo diviso per 22 (seguendo il tuo esempio). Vengono fuori due valori di media ossia il tuo 2.74% (ottenuto come media dei rendimenti) e il mio 3.4% (come rendimento totale medio) , perciò parlare di rendimento medio potrebbe essere di difficile interpretazione specie quando un titolo subisce dei drawdown importanti e il rendimento “medio” non va inteso, come spesso capita, come rendimento “costante”.

    Penso che sia utile che tu scriva anche del più attendibile rendimento geometrico (il rendimento composto di un titolo) che comunica l’effettivo rendimento periodale del titolo.

    • Andrea ha detto:

      Esatto ottima interpretazione
      Questa è solo un’interpretazione per introdurre il concetto
      Quando i periodi sono corti il tasso semplice si avvicina a quello composto
      Quindi tant’è volte si accetta anche l’interpretazione della media pura
      Poi quando si approfondisce (come stai facendo tu) meglio esprimere il rendimento come geometrici o composti
      Spesso si usano i log rendimenti di cui si fa la media

    • Alex ha detto:

      Grazie per il feedback Andrea.

      Ti faccio notare però che vedere quel 2,74% come ” tasso medio di crescita” , come hai evidenziato nell’esempio, potrebbe indurre in errore. L’unico tasso medio di crescita è esprimibile solo con una media geometrica.

      Se infatti computiamo un aumento medio del 2,74%, ovviamente partendo dal primo valore (€ 8403,68), non arriviamo ad ottenere il valore finale della tua sequenza (€ 14689,62). Fare la media dei rendimenti potrebbe spesso portare a risultati senza senso.
      Fammi sapere come la vedi e grazie per il bel lavoro che fai con molta dedizione.

      • Andrea ha detto:

        Sono in accordo con te
        In realtà la prima volta che ho studiato questa materia in FINANZA AZIENDALE il nostro bravissimo professore aveva espresso così la media dei rendimenti
        Il concetto di media semplice è facilmente comprensibile
        Quindi in qualche modo l’ho resa “sacra” in qualche parte della mia mente è quando mi approccio all’argomento mi viene naturale scriverla così.
        Comunque sono d’accordo con te che la “vera spiegazione” è più legata al regime composto.
        E di sicuro andrò ad integrare questa informazione
        Grazie ancora

  • Alex ha detto:

    Grazie a te Andrea per lo scambio di vedute, ti seguo spesso, sei un bravissimo divulgatore.
    Buon lavoro e buon proseguimento

  • Michela ha detto:

    Ciao Andrea, è da poco che ti seguo, mi potresti dare un aiutino per questo che ti riporto:
    Nel periodo 2013-2019 per l’azione A sono stati rilevati i prezzi e i dividendi riportati nella tabella seguente. Determinare il rendimento medio e la varianza conseguiti tra il 2013 e il 2019. Nello stesso periodo è stato registrato un rendimento medio dei titoli di stato del 1,5% e un tasso medio di inflazione del 0,90%. Determinare il rendimento medio reale e il premio per il rischio di A
    Anno Prezzo Dividendo
    2013 3,97 0
    2014 9,73 0
    2015 11,07 0
    2016 10,20 0,16
    2017 10,56 0,31
    2018 4,95 0,09
    2019 1,58 0

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